Alieni, ovvero: cosa sappiamo sul mistero della Vita

Non fatevi ingannare dal titolo che rimanda ad una delle innumerevoli trasmissioni televisive in cui la scienza cede il passo alla fantasia. La casa editrice Bollati Boringhieri è sinonimo di qualità e ci regala un libro magnifico sulla possibilità che il cosmo sia abitato da altre forme di vita.

Alieni
“Alieni – C’è qualcuno là fuori”- Copertina – Fonte: bollatiboringhieri.ti

Impossibile da riassumere per la ricchezza e l’erudizione dei contenuti, il saggio “Alieni – C’è qualcuno là fuori?” offre al lettore il punto di vista dettagliato di scienziati e studiosi tra i più importanti a livello mondiale nel settore di appartenenza. Il fisico e divulgatore scientifico Jim Al Khalili, curatore dell’opera, ha chiamato in causa una ventina di persone, dall’astrobiologo all’esperto di Intelligenza Artificiale, dal genetista molecolare al biochimico, per sviscerare materia per materia le possibilità contrarie e a favore sull’esistenza degli alieni. All’astronomo Seth Shostak, attuale direttore del Seti, il compito di concludere il libro aggiornandoci sulle sfide che la ricerca di vita nello spazio dovrà affrontare nel prossimo futuro.

Alieni: i primi passi della ricerca

Nella sua prefazione Al Khalili ricorda che anni addietro la ricerca degli alieni era un argomento sottovalutato dalla scienza, a solo appannaggio di gente con qualche rotella in meno o dedita alle teorie complottiste che vogliono alieni verdi e rettiliani in giro a piede libero per il mondo. I primi a fare sul serio sono stati gli scienziati del progetto collettivo Seti (Search for extraterrestrial intelligence). Nato ufficialmente nel 1974, da allora continua a sondare gli spazi siderali a caccia di segni provenienti da intelligenze extraterrestri inseguendo le onde radio con potenti radiotelescopi sparsi in più punti del globo.

In seguito anche le altre scienze hanno affrontato la questione. Una strada mai percorsa prima dalla ricerca pura che ha aiutato gli scienziati a trovare le risposte a quesiti fondamentali sulla nostra esistenza. Viaggiare tra le stelle alla caccia di molecole biochimiche in grado di attestare l’abitabilità di altri pianeti significa inseguire le tracce di LUCA, “ultimo antenato comune” a tutti gli esserei viventi della Terra.

Ragionare sulla possibilità che intelligenze extraterrestri possano arrivare qui da noi implica discorsi sulla robotica e sull’Intelligenza Artificiale. Perché coprire le distanze inimmaginabili dello cosmo richiede grandi quantità di energia e tempo. Pur ammettendo l’esistenza di esseri viventi, anch’essi con una biochimica che li rende vulnerabili come e quanto gli essere umani, è obbligatorio ipotizzare che il possibile contatto avvenga attraverso astronavi computerizzate, in possesso di un’intelligenza artificiale se non addirittura di una coscienza aliena installata nelle strumentazioni di bordo.

Alieni
Sequenza di Dna

Alieni: probabilità e possibilità

Leggere Alieni vuol dire viaggiare nel tempo e nello spazio. Incrociare le leggi della fisica e della chimica urtando la loro indifferenza e chiusura verso lo stato biologico degli esseri viventi, e oltrepassare tale limite cavalcando la teoria della meccanica quantistica, grazie alla quale “il principio della vita” si può quasi toccare con mano perché rende possibile un evento altamente improbabile come l’autoreplicazione della biomolecola primordiale. Processo per altro indiscutibile considerando il fatto che tutto le forme di vita studiate fino a questo momento utilizzano un codice genetico universale.
E così, allargando la possibilità della proto-autoreplicazione si allarga la probabilità che possa essere accaduto altrove. Magari su uno dei pianeti simili alla Terra, presenti nella Via Lattea, che dovrebbero essere all’incirca 1 miliardo.

Gli scienziati chiamati in causa da Jim Al Khalili non danno spazio a facili speranze. Smascherano le debolezze e le patologie umane dietro le quali si nascondono gli avvistamenti Ufo e gli incontri ravvicinati fino al quarto tipo. Smontano le narrazioni ufologiche sull’Incidente di Roswell e sull‘Area 51. Cancellano con logica e dati di fatto i motivi inventati dalla letteratura fantascientifica che dovrebbero spingere alieni dotati di astronavi ipertecnologiche a colonizzare il nostro pianeta. Ammesso che esistano, perché l’eventualità di incrociare un omino verde, dalla testa ovale e dai grandi occhi neri, al momento non è contemplata dalla scienza. La composizione chimica, le condizioni climatiche e geo-spaziali dei pianeti osservati e studiati fino ad oggi dall’uomo concedono al massimo la possibilità di scoprire forme di vita microscopiche, le uniche in grado di sopravvivere a condizioni davvero estreme.

Realismo e obiettività non impediscono comunque di sognare. La ricerca di altre intelligenze e altre forme lontane anni luce dal pianeta Terra è appena cominciata. Ma è un strada da percorrere con decisione perché porta dritta al mistero della vita. Quel mistero a cui ci affidiamo osservandone, impotenti e ignari, la sua magnificenza.

Testo di Michele Lamonaca

Riproduzione riservata

 

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