Gino Roncaglia: «Alfabetizzazione informatica per superare il digitale debole»

L’impiego delle nuove tecnologie nella scuola deve puntare al passaggio dalle «competenze orizzontali» alle «competenze verticali». L’uso scolastico di Internet, del Web e della tecnologia digitale va ripensato così come va ripensata la lettura quale strumento del sapere.

Il nuovo obiettivo dev’essere la conoscenza e non più la mera informazione. Un salto di qualità che passa necessariamente attraverso l’alfabetizzazione informatica. Compito spettante ai formatori e non più procrastinabile vista l’importanza che la Rete ha assunto nella vita delle nuove generazioni.

Sono questi i temi principali affrontati dal professor Gino Roncaglia nel suo ultimo libro intitolato “L’età della frammentazione” e pubblicato da Laterza. Docente di Informatica umanistica presso l’Università della Tuscia, oltre ad essere un esperto nel campo delle applicazioni delle nuove tecnologie alla trasmissione delle conoscenze, il professor Roncaglia è anche un pioniere nell’uso di Internet. Infatti, come racconta lui stesso, ha cominciato ad usarlo «prima che arrivasse in Italia, quando svolgevo il mio dottorato di ricerca in Finlandia, verso la fine degli anni ’80».

Gino Roncaglia
L’età della Frammentazione – Fonte: ibs.it

Digitale debole: frammentazione e brevità dei contenuti

Il suo saggio è pertanto «una riflessione sul rapporto tra mondo digitale, la scuola e il libro. Tre soggetti in movimento, soprattutto il digitale», spiega il professore. Che avverte: «Stabilire quali siano i giusti rapporti tra questi tre soggetti è difficile e rappresenta un problema politico. E se si sbaglia si crea un danno per l’intero Paese».

Il monito di Roncaglia evidenzia quanto la rivoluzione digitale rappresenti allo stesso tempo una miniera di opportunità e una sfida da affrontare con decisione. Sfida alla quale le istituzioni non possono più sottrarsi perché c’è in ballo la formazione dei nostri ragazzi e quindi il futuro dell’Italia.

Le opportunità per la scuola, per l’apprendimento e la formazione personale nascono dal fatto che oggi il Web offre una sconfinata quantità di risorse e contenuti. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. «In Rete prevalgono i contenuti brevi e frammentati». Ovvero l’antitesi della complessità necessaria alla conoscenza. «Se osserviamo la storia e il mondo della Rete – continua Gino Roncaglia – ci accorgiamo che c’è una forte similitudine con la storia della scrittura. La forma-libro, cioè la forma della complessità, arriva tardi ed è preceduta da forme di scrittura breve: lettere, trattati politici e commerciali. Così, anche nel caso della Rete, le forme di organizzazione complessa dei contenuti arrivano tardi. In realtà sono ancora assai rare. Al momento ci troviamo nell’età della frammentazione, con forme di testualità più brevi e frammentate».

Fattispecie che il professore considera quindi reversibile. «Alcuni dicono che la frammentazione è una caratteristica necessaria nel digitale, ma il digitale è solo una codifica. La frammentazione è legata alla sua giovane età e pertanto i ragazzi sono messi difronte a un problema mai affrontato prima. Poiché vivono nell’ecosistema digitale sono loro che dovrebbero lavorare alla costruzione di contenuti complessi e quindi di competenza».

Purtroppo oggi i ragazzi sono in possesso di «competenze orizzontali, passano da un’informazione all’altra che sono elementari e brevi». Così, senza approfondire i concetti, sono i protagonisti di «un digitale debole».

Ma c’è anche un’altra questione da affrontare in fretta. «Mi preoccupa il fatto che il digitale debole affascini le persone che dovrebbero sapere che deve essere altro. Ci troviamo difronte ad una formazione troppo frammentata, anche per chi lavora alla formazione. Mi preoccupa la tendenza a dare priorità alle pratiche. A scuola – continua Gino Roncaglia – si lavora molto sulle pratiche e poco sui contenuti. Va bene l’autoproduzione di contenuti digitali, ma bisogna pensare alla qualità e non solo ai prodotti».

Gino Roncaglia

Alfabetizzazione informatica e contenuti complessi

Nella semplificazione imperante, la Rete offre anche «contenuti complessi» e «alcuni esempi -continua il professore – li vedo nei videogiochi che ricreano un mondo immaginario con regole e meccanismi». Inoltre anche «Wikipedia è un primo esempio di piattaforma robusta, nella quale si lavora a migliorare costantemente i contenuti».

Il punto è che la «forma libro» come la conosciamo noi, «che sia argomentativa o narrativa, rimane un esempio di organizzazione della complessità, una forma complessa di contenuti». I tentativi di creare «libri arricchiti con contenti multimediali e interattivi esistono, ma sono ancora insoddisfacenti, anche se sono capaci di usare la visualizzazione dei dati – precisa Roncaglia -. Esistono libri di matematica grazie ai quali è possibile interagire con le curve di funzioni. Libri di chimica e fisica arricchiti con contenuti in digitale. Ma sono casi isolati».

Nel ripensare la forma libro per l’era digitale «i libri a strati hanno dato indicazioni su come lavorarci. Un esempio sono i lavori della Touch Press per Ipad e tablet». “Libri app” da esplorare come videogiochi interattivi, con diverse ore di fruizione video e audio dei contenuti. Con numeri, dati scientifici e testi che si affiancano a video, infografiche e oggetti modellati in 3D.

Questi tentativi ci fanno capire che «si può fare», afferma il professor Rocanglia. Ma «non tutto può essere demandato all’autore. É il lettore che deve essere chiamato direttamente in causa». Bisogna cominciare a parlare di «lettura aumentata, arricchita dal lettore che quando legge di un personaggio storico o di un luogo va a cercare altre informazioni che gli facciano approfondire l’argomento».

Un uso consapevole e attento delle opportunità offerte dalla Rete e dal digitale che non può prescindere da una pratica fondamentale, «l’alfabetizzazione informatica già usata in altri paesi», spiega Gino Roncaglia. Azione formativa per la quale «la biblioteca scolastica assume un ruolo importantissimo perché è in stretto contatto con i ragazzi e consente l’interazione tra vecchio e nuovo».

É di fondamentale importanza comprendere che «i ragazzi vanno guidati. Oltre ad insegnargli ad aver cura nella scelta degli argomenti, bisogna insegnargli come passare dal semplice al complesso».

Michele Lamonaca

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