Ieri ho visto: Caligola di Tinto Brass

Caligola è uno di quei film che molto difficilmente rivedrò una seconda volta. Ho attribuito la regia di questo pasticcio sanguinolento a Tinto Brass solo per amore di titolazione, obbedendo alla necessità di individuare subito l’argomento. Ma la paternità di ciò che ho visto va attribuita – secondo ciò che emerge da un rapido giro in rete – anche a Bob Guccione, editore della rivista erotica Penthouse.

Caligola
Caligola- Malcom McDowell – Fonte: cobraverderecensioni.blogspot.com

La sceneggiatura apparteneva allo scrittore e drammaturgo americano Gore Vidal. Poi l’acquistò Guccione che si unì a Francesco Rossellini, figlio di Roberto, per co-produrre la pellicola. Le riprese iniziarono nel 1976 con gran dispiego di finanze e mezzi, a cominciare dal cast stellare, tra cui Malcom McDowell nei panni del protagonista, Peter O’Toole in quelli di Tiberio, e poi John Gielgud, Helen Mirren, John Steiner e il nostro Paolo Bonacelli.

Le cose andarono male fin da subito. Brass litigò con Vidal, ne contestò la sceneggiatura e decise di intervenire pesantemente sul testo; poi ebbe un alterco con Danilo Donati, già scenografo di Fellini, impiegando solo una parte dei set. Bob Guccione litigò con Brass perché voleva più scene di sesso esplicito, in linea con la sua filosofia editoriale. Alla fine Guccione licenziò il regista italiano e assieme a Giancarlo Lui si dedicò al montaggio inserendo scene pornografiche girate ad hoc. Questi sono gli eventi caotici che produssero una versione originale di 156 minuti – quella che ho visto io – uscita nelle sale nel 1979 e subito affossata da critiche sprezzanti, feroci. Ma in realtà di versioni ne esistono tante, compresa una italiana, che le forbici della censura ridussero a 136 minuti, autorizzandone la distribuzione solo nel 1984. E tutte sono state disconosciute da Brass, con tanto di guerra legale.

Il risultato non poteva che essere una tavanata galattica. La sceneggiatura si rifà alle cronache di Svetonio. Lo storico descrive Caligola come un giovane crudele e sregolato. Un individuo mentalmente disturbato, avendo vissuto la morte violenta di suo padre Claudiano Germanico e di sua madre Agrippina maggiore, su ordine di Tiberio.

Il canovaccio viene sviluppato inizialmente secondo le linee dell’erotismo brassiano per poi svaccare nel sadismo più truce e nell’hard-core pornografico, senza mai perdere la pomposità dei colossal hollywoodiani.

Caligola
Film Caligola – Helen Mirren – Fonte: nuovocinemalocatelli.com

Nella sequenza iniziale Caligola e sua sorella Drusilla amoreggiano come Adamo ed Eva nell’Eden, prima del peccato originale. L’amore proibito tra consanguinei annuncia la natura perversa del protagonista e il suo futuro manifestarsi. Caligola viene chiamato a Capri, dove Tiberio si è ritirato ormai da tempo. Il vecchio imperatore è interpretato da Peter O’Toole, il cui volto devastato dalle malattie veneree anticipa le facce sanguinanti e livide degli zombie che imperversano nell’odierna produzione audiovisiva di massa.

Anche il vecchio Tiberio è uno sporcaccione. Lontano da Roma per sfuggire agli attentati di chi vorrebbe sottrargli lo scettro del comando, vive attorniato da ragazze e ragazzi bellissimi. Un harem di professionisti del sesso, anche transessuali, nel quale trovano spazio anche nani, ballerine e individui affetti da deformità. Una corte dei miracoli costretta ad allietare con ogni sorta di prestazione e depravazione l’esilio volontario del vecchio cesare. Caligola, erede al trono, ascolta le parole del vecchio: diffidare di chiunque e non avere alcuna pietà per i nemici. Dopo questa lezione di vita, il giovane erede si considera pronto ad ambire al ruolo che gli compete, ma non trova la forza di uccidere Tiberio quando gli si presenta l’occasione. In suo soccorso arriva Macro, tribuno della Guardia pretoriana, il quale s’illude a sua volta d’essere entrato nelle grazie di Caligola.

Lo sguardo luciferino di McDowell attesta la ricezione chiara e forte del messaggio e lo sviluppo immediato di una paranoica sindrome di accerchiamento che aggrava il suo quadro psicopatologico mica da ridere.

Fino a questo momento, l’intenzione di raccontare la mostruosità del potere in versione dittatoriale, che corrompe e corrode i suoi protagonisti, viene rispettata nonostante la crudezza delle immagini, in cui non c’è risparmio di dettagli disturbanti, compreso lo sventramento di un povero soldato per un capriccio di Tiberio. Ma quando Caligola si ritrova con lo scettro in mano, il film si trasforma nella rappresentazione a briglie sciolte delle perversioni di un sociopatico.

Le scenografie eleganti e imponenti di Donati diventano lo sfondo di un’esibizione forzata di eccessi raccapriccianti in cui si assiste alla banalizzazione dell’osceno e alla volgarità dei dettagli più pruriginosi messi in scena ad ogni costo. Quella di Macrone sarà la prima testa a cadere. Poi toccherà a Gemello, nipote di Tiberio. E intanto Brass e Guccione fanno con la violenza e il sesso null’altro che pornografia. Come non ricordare la scena della sodomia anale, l’evirazione di testicoli umani dati in pasto ai cani e le orge hard-core che si allungano all’infinito fino a diventare un film nel film.

Film Caligola
Film Caligola

L’opera cinematografica dedicata a Caligola oltrepassa la soglia del desiderio stimolando meccanicamente la libido. Chiama in causa la curiosità morbosa per le trovate disumane che nascono dall’unione tra crudeltà e violenza.  E ciò avviene senza sosta, con un livello di perversione insostenibile, provocando nello spettatore evidenti sintomi di stanchezza e svogliatezza. Ed io, quando Cassio Cherea ha tolto finalmente di mezzo l’insopportabile cesare, ho tirato non uno ma due sospiri di sollievo, e ho fumato una strameritatissima sigaretta.

Testo di Michele Lamonaca

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