Ieri ho visto: Europa di Lars Von Trier

Periodo oscuro e ambiguo quello raccontato da Lars Von Trier, il regista delle trilogie e dei manifesti programmatici, nel suo film Europa del 1991.

Che si tratti di costruire l’impero del Terzo Reich o di ricostruire la Germania rasa al suolo dagli Alleati, il male viene riprodotto in fotocopia, ma a parti invertite. La storia, ambientata nell’Anno Zero, è attraversata da treni tedeschi, che non trasportano più ebrei, diretti nei campi di sterminio sotto la crudele custodia delle SS, ma terroristi che combattono l’occupazione alleata, «lupi mannari» rinchiusi in gabbie e condotti chissà dove e verso quale destino dai soldati americani. L’esercito a stelle e strisce, come il regime nazista, utilizza liste di proscrizione, ricorre alle impiccagioni ed esige abiure, camuffate in questo caso da questionari firmati in calce, riservandosi il diritto alla mistificazione in nome di un bene supremo a tinte fosche.

Europa di Lars Von Trier
Europa di Lars Von Trier – Fonte: filmin.es

Europa, capitolo conclusivo della Trilogia Europea – decisamente critica sull’andazzo socio-culturale del Vecchio Continente dopo la Seconda Guerra Mondiale – ha inizio sui binari illuminati dai fari di un treno, mentre una voce fuori campo invita al rilassamento in modo da agevolare la trance ipnotica che si concluderà al «dieci», catapultando lo spettatore in Germania, nell’ottobre del 1945.

La regressione temporale raccontata da Von Trier ha come protagonista il giovane Leopold Kessler, cittadino americano di etnia tedesca, arrivato nella sua terra d’origine per dare il proprio contributo alla ricostruzione.

La storia, immersa nella fotografia in bianco e nero, subisce le continue incursioni degli effetti speciali pre-digitali.  Le variazioni di forma passano attraverso le sovrimpressioni e gli obiettivi deformanti.  L’uso insistente del Trasparente o “Back Projection” permette al regista danese di sovrapporre le inquadrature dei protagonisti su scenografie d’ispirazione espressionista, su fondali sfocati fino alla nebulizzazione dell’immagine, su dettagli allargati a dimensioni iperboliche. La forma filmica, contesa tra onirismo e surrealismo, gode anche di inserti colorati, dedicati a volti e oggetti che evidenziano le emozioni insite nelle singole sequenze.

Europa di Lars Von Trier
Europa di Lars Von Trier – Fonte: letterboxd.com

“L’apparato tecnico-formalistico” prende il sopravvento sulla storia noir, divenendo esso stesso il messaggio. Assistiamo ad un esercizio di stile “profondamente tedesco nella forma”, come spiegato sul Morandini, ma “antitedesco nella sostanza”.

Grazie all’aiuto di suo zio, Leopold ottiene il lavoro di conduttore del vagone letto riesumato dalla società ferroviaria Zentrope, di proprietà della famiglia Hartmann. I membri di questa ricca e potente famiglia, assieme alla teutonica organizzazione del lavoro a bordo del treno, fungono da grimaldello allegorico per criticare ferocemente la società tedesca che ha reso possibili le mostruosità naziste.

Lo zio di Leopold possiede lo zelo implacabile di un gerarca nel mantenere l’ordine a bordo del vagone, contestando al nipote ogni piccola mancanza, salvo poi ubriacarsi fino a perdere i sensi. Gli ufficiali, che sottopongono il giovane all’esame necessario per sancire la sua definitiva promozione al ruolo di conduttore, indossano uniformi che ricordano terribilmente quelle delle SS. Lo stesso dicasi dei loro modi perentori e minacciosi, della loro solerzia e puntigliosità da funzionari, della loro allergia ad ogni forma di infrazione e indisciplina.

L’anziano Lawrence Hartmann, presidente della Zentrope, ha a cuore esclusivamente il profitto aziendale. Fare affari con gli americani o con i nazisti non fa alcuna differenza. Hartmann, come Adolf Eichmann e gli altri funzionari che assemblarono e gestirono la macchina infernale dell’Olocausto, non si considera colpevole di alcun crimine, pur avendo messo a disposizione i treni dello sterminio. Anche Hartmann appartiene al gregge delle “pecore carnivore”, definizione affibbiata ai tedeschi da Adenauer, primo cancelliere della Germania Ovest dopo la fine del nazismo. Lawrence Hartmann è rinchiuso nel recinto del proprio tornaconto e rifiuta di interrogarsi sulla natura delle sue scelte e delle sue azioni. Costretto a mentire due volte, compilando e sottoscrivendo il questionario che esclude ogni sua relazione con il regime nazista, e incontrando l’ebreo ammaestrato dal Colonnello Harris che attesta falsamente d’esser stato aiutato dall’imprenditore durante la persecuzione, Hartmann si sente offeso nel suo ridicolo amor proprio e sceglie il suicidio, tagliandosi le vene nella vasca da bagno.

Europa di Lars Von Trier
Europa di Lars Von Trier – Fonte: thefilmstage.com

Suo figlio Max è un mantenuto, buono per le chiacchiere da salotto e molto meno per l’azione. Sua figlia Katharina è il prototipo della bellezza eburnea e glaciale dell’aristocrazia tedesca. E sebbene in precedenza abbia appoggiato i «lupi mannari», ha avuto salva la vita grazie all’intercessione interessata del Colonnello Harris. La Zentrope è uno strumento importante nelle mani degli americani.

Leopold e Katharina si innamorano e si sposano, ma un giorno uno dei terroristi rapisce la donna per ricattare il provetto conduttore, ordinandogli di sistemare una bomba sotto il vagone-letto. L’obiettivo è distruggere un ponte ferroviario.

Il protagonista, esasperato dalle minacce di morte a Katherina, dalla missione omicida, prima piazza l’ordigno e poi, dopo una crisi di coscienza, ritorna sul treno per sventarlo, tra gli sguardi increduli e infastiditi degli ispettori della Zentrope, che non riescono concludere l’esame.

Il giovane conduttore scopre d’essere stato manipolato da sua moglie, ancora affiliata ai terroristi, e d’essere stato usato dal Colonnello Harris per spiare i «lupi mannari». Leopold ha i nervi a fior di pelle, che saltano definitivamente quando un cliente contrariato esige che gli si lucidino le scarpe.
Il giovane, in un raptus di rabbia, strappa il mitra dalle mani di un soldato americano e tiene in ostaggio i passeggeri. La visione ingenua del mondo che lo ha accompagnato fino a quel momento lascia il posto alla dura realtà. È stato preso in giro fin dal primo momento in cui ha messo piede in Germania. E in un momento di lucida follia, capisce che c’è solo modo un modo per spazzare via quel mondo delittuoso, governato da secondi fini, pieno di spie e traditori: far esplodere la bomba.

Europa di Lars Von Trier – Fonte: apotpourriofvestiges.com

La deflagrazione fa cadere il vagone nel fiume sottostante. Dentro c’è Leopold, destinato a morire annegato, non potendo sfuggire al canovaccio della trilogia Europa, i cui protagonisti, inizialmente mossi dai migliori ideali, finiscono per perpetrare quel male che avevano deciso di combattere. Un visione pessimistica sulla natura dell’uomo, che ispira l’intera opera di Lars Von Trier.

Tra l’orrore del periodo nazista, che abbiamo imparato a conoscere grazie a documenti e testimonianze, e il momento storico raccontato dal regista danese, ci sono pochissime differenze. L’uomo è diabolico, ci dice Lars Von Trier. Ripete sempre gli stessi errori, infischiandosene degli insegnamenti della Storia, nonostante siano scritti a caratteri cubitali con il sangue delle vittime.

Testo di Michele Lamonaca

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