Indignazione, Roth e il vaffa all’America conservatrice e guerrafondaia

Terminata la lettura del suo romanzo breve, si ha la netta impressione che Philip Roth abbia voluto assestare un bel calcio negli stinchi di quell’America conservatrice e dal grilletto facile.

Indignazione
Philip Roth – Fonte: theparisreview.org

Indignazione è ambientato negli anni della Guerra di Corea, ferocissimo conflitto che fece da preludio alla mattanza del Vietnam. Il giovane Marcus Messner è l’eroe tragico del romanzo. Ebreo di Newark, figlio unico di un macellaio kosher laborioso e amorevole, e di una madre forte e giudiziosa che veglia su entrambi, Marcus ha diciassettenne anni e non vede l’ora di affacciarsi alla vita. Brillante negli studi e garbato nei modi, ha gran voglia di imparare e di raggiungere l’indipendenza.

Pieno di speranze, fa il suo ingresso nel mondo universitario e contemporaneamente vede abbattersi sulla sua testa il mondo assurdo costruito dagli adulti. Un mondo in cui regole e principi morali sbandierati ai quattro venti servono a produrre carne da macello. Bestiame da inviare nelle trincee della Corea, dove il farsi fare a pezzi dalle baionette nemiche trova giustificazione nella filosofia della potenza dominante. Della menzogna spacciata per unica verità possibile, che vuole gli Stati Uniti e l’Occidente quali portatori unici del bene universale.

Le prime pagine del romanzo infondono subito il presentimento che per Marcus non andrà a finire bene. Gli squartamenti, le decapitazioni e gli sventramenti degli animali venduti nella macelleria di famiglia servono a Roth per introdurci nella quotidianità dei Messner. Ma le frattaglie e tutto quel sangue a cui il ragazzo non si abituerà mai sono anche l’allegoria di ciò che sta accadendo in quel momento sui campi di battaglia, dopo lo sconfinamento del 38° parallelo deciso dai nordcoreani nel 1950 per invadere la Corea del Sud.

La pace in casa Messner scompare non appena Marcus si iscrive all’università. Il padre sembra impazzire di colpo, lasciandosi avvincere da un’apprensione irragionevole e ossessiva. Forse è il pericolo della guerra, forse il calo degli affari per la concorrenza dei supermarket, forse la paura della morte che lo assale avendo compiuto i cinquant’anni, fatto sta che il padre di Marcus comincia a seguire passo passo ogni movimento del figlio. Ha paura che gli capiti qualcosa e che tutto possa causargli del male. Papà Messner è la parte sana, onesta del popolo americano, che impotente difronte al sacrificio inaccettabile e incomprensibile dei propri figli, cade in uno stato di prostrazione da cui è impossibile riprendersi.

Indignazione
Guerra di Corea – Fonte: notiziarioestero.com

Due università, due Americhe

Pur avendo il fiato del genitore sul collo, Marcus riesce comunque a vivere un’esperienza esaltante: il primo anno nel college Robert Treat, sempre a Newark. Una soluzione comoda per non gravare sul bilancio familiare. Le aule studio, i laboratori e gli uffici dell’università sono dislocati in due edifici: una vecchia fabbrica di birra e una palazzina neoclassica che ha ospitato per tanti anni un banca. Le classi sono improvvisate come le strutture. I ragazzi usano il piccolo parco difronte all’ex banca alla stregua di un campus, dove siedono a mangiare panini durante le pause tra vagabondi ubriachi di prima mattina.

Ristrettezze facilmente sopportabili, perché Marcus riesce a fare nuove amicizie, a conoscere ragazzi irlandesi e italiani, a venir fuori dal ristretto circolo di conoscenze ebraiche. Per essere a scuola gli insegnanti percorro ogni giorno venti chilometri. Arrivano da New York, sono di sinistra, hanno tanta energia, sono prodighi di opinioni da condividere. Marcus impara e si sente cambiare in meglio. Ma suo padre esagera in fatto di protettività e al ragazzo non resta che trasferirsi in un college a ottocento metri da casa. A Winesburg nell’Ohio.

Si è fatto convincere dalla foto idilliaca stampata sul modulo d’iscrizione: due studenti, un ragazzo e una ragazza, che sorridono sicuri e spensierati, mentre scendono da una collinetta erbosa; alle loro spalle si intravedono studentati in mattoni, accoglienti ed eleganti. Ma la pubblicità è ingannevole e racconta un mondo inesistente. E il giovane Messner pecca di ingenuità come tutti gli adolescenti. Cade nella trappola e si ritrova in un ambiente rigido, dove la laicità è solo di facciata. Ogni mercoledì c’è una funzione in cui parlano uomini di chiesa, e gli studenti hanno l’obbligo frequentarne almeno quaranta. E Marcus ci va suo malgrado, ma non vuole ascoltare e così ripete mentalmente gli inni delle forze armate, compreso quello delle truppe cinesi che al grido di “indignazione” scacciarono gli invasori giapponesi.
Paradosso che ci interroga su chi sia davvero il nemico del giovane protagonista: i cinesi che in Corea stanno combattendo contro l’esercito statunitense o le istituzioni americane che ricorrono all’uso della forza con compiaciuta determinazione?

Intanto A Winesburg viene istruita e formata l’altra America. Quella che si aggrappa al sentimento religioso. A parole come ordine, decoro e dignità. E che considera il sesso fuori dal matrimonio un gesto abbietto, di cui vergognarsi. L’habitat necessario per ammaestrare le giovani menti all’accondiscendenza non ragionata. Per creare perfetti americani ben integrati e rispettosi delle regole, delle istituzioni. In perfetta sintonia con le convenzioni di un sistema che non ha scrupoli nel spedire la sua gioventù a farsi massacrare dall’altra parte del mondo.

L’indignazione non è concessa 

Marcus è un ateo convinto. Conosce a memoria pagine intere del libro di Bertrand Russel, Perché non sono cristiano. Ma è solo un ragazzo che ha appena fatto il suo ingresso nel mondo dei grandi. E come tutti gli adolescenti è inesperto, coraggioso, facile all’errore, deciso a cambiare le regole del mondo e in piena tempesta ormonale. E in un mondo rovesciato, in cui sulle giovani teste universitarie pende la mannaia della guerra, la resistenza intellettuale di Marcurs, che vuole solo studiare, laurearsi ed evitare di finire in Corea come soldato di leva, viene travisata e additata come vanagloriosa volontà di ribellione.

Con tutti i suoi difetti, Marcus è pur sempre un eroe senza macchia e senza paura se messo difronte agli altri ragazzi di Winesburg raccontati da Roth. Viziati, rinchiusi in confraternite che sembrano caste, hanno l’aria d’essere appena usciti da un set di Hollywood o da una casa di cura per malattie mentali. Però hanno ugualmente bisogno di dare sfogo alle loro pulsioni. Ci proveranno in modo volgare e goffo con l’assalto agli studentati femminili. Una condotta inaccettabile per il buon nome di Winesburg, che merita punizioni esemplari.

Marcus rifiuta la compagnia degli altri studenti e si rintana nella peggior stanza del college. Ma in tutto questo isolamento, gli accade lo stesso qualcosa di bello, di inaspettato. Grazie all’affascinante Olivia Hutton scopre le gioie del sesso, le tribolazioni e l’esaltazione dell’innamoramento. Ma anche lei, sebbene giovanissima, ha già una vita segnata. Distrutta dall’odio per i genitori che si sono separati spingendola all’alcolismo e al tentato suicidio, per poi rinchiuderla in un centro psichiatrico.

Indignazione
Guerra di Corea

Nel romanzo di Roth la storia e la società americana hanno un effetto distruttivo sulle vite degli individui, specie sulle vite delle persone più vulnerabili. Invece il decano Caudwell è il paladino dell’America puritana e conservatrice. Lo scontro con Marcus è inevitabile. Due faccia a faccia, durante i quali il ragazzo finisce per spazientirsi non sopportando la superficialità di giudizio e la presunta quanto esibita superiorità morale del suo interlocutore. E alla fine, per esprimere con tutta la rabbia che ha in corpo quel che pensa del decano e del mondo che egli rappresenta, Marcus ricorre al “vecchio spavaldo vaffanculo americano”.

Siamo al nocciolo del romanzo. L’atto d’accusa di Roth contro l’America conservatrice e guerrafondaia è svolto in poche pagine, veloci e taglienti. La storia è stata scritta nel 2008 me è ambientata durante la Guerra di Corea perché nulla è cambiato. I personaggi che ruotano attorno al protagonista sono teorici, più spiegati che rappresentati. Servono a giustificare le loro responsabilità rispetto allo scioglimento della vicenda, che sta tutto nel grido rabbioso e ribelle di Marcus.

Un urlo che serve a poco perché l’indignazione non gli è concessa. Così accade che in una società paradossale, le scelte più fortuite, più insignificanti e comiche, riescono a produrre esiti impensabili, sproporzionati. Marcus si fa convincere da un altro studente e riesce a trovare un sostituto a pagamento in modo da saltare la funzione del mercoledì. Ma una volta scoperto viene cacciato dal college e finisce al fronte come soldato semplice. Sarà l’unico del suo corso a morire in Corea, il 31 marzo del 1952, pochi mesi prima del suo ventesimo compleanno. Sotto morfina, prima di spirare, osserva e giudica i propri ricordi che sono poi il romanzo di Roth, subendo così l’ultimo inganno degli adulti.

Testo di Michele Lamonaca

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