Domenica scorsa, recandosi alle urne, gli italiani hanno sancito il tracollo del Partito Democratico e della sinistra. Un fenomeno che non è solo italiano perché, salvo rare eccezioni, negli ultimi anni ha interessato tutte le forze politiche europee dell’area socialista e socialdemocratica.
Gli errori della Sinistra
Per capire cosa sta accadendo bisogna tornare in dietro nel tempo. «Per 25 anni, in gran parte dell’Europa occidentale, la sinistra e la socialdemocrazia hanno sposato il capitalismo e il liberismo», ricorda Lorenzo Zamponi, ricercatore in Sociologia e Scienze politiche per la Scuola Normale Superiore, presso l’Istituto di Scienze Umane e Sociali di Firenze. «Con l’ondata della Terza via, che ha caratterizzato gli anni ’90 dopo la vittoria della Guerra fredda da parte degli Stati Uniti, si è affermata l’idea che la globalizzazione fosse una grande opportunità. E che la sinistra avrebbe saputo governarla dal punto di vista progressista. Che avrebbe potuto controllare il Mercato. Per un po’ questa cosa ha pure funzionato – osserva Zamponi -. Poi è arrivata la crisi del 2008 che ha fatto saltare tutto».
Il caso italiano
Con la globalizzazione prima e la crisi finanziaria ed economica dopo, la sinistra e la parte riformista dei grandi partiti popolari hanno incontrato difficoltà crescenti nel reperire le risorse necessarie a soddisfare le richieste dei loro elettori storici.
«In Italia i partiti di centrosinistra che hanno governato durante l’austerity hanno promesso solo tagli. Hanno danneggiato la loro base elettorale. Basti pensare alla Buona Scuola contro gli insegnanti. Ma questo non spiega tutto, altrimenti adesso al posto del Pd ci sarebbero i partiti più a sinistra come Leu», precisa Lorenzo Zamponi. Che aggiunge:«In Italia la storia è più complessa. Difronte ad una crisi economica di lungo periodo si è parlato solo di corruzione e di Berlusconi. Per i rappresentanti del M5S è stato facile imporre la loro narrazione sulla crisi dovuta ai politici che rubano. Hanno fatto leva su quella, infatti l’austerità e la questione bancaria non hanno mai rivestito ruoli davvero centrali nel loro discorso politico».
E così «in corrispondenza del crollo del Pd, abbiamo assistito anche al crollo dei suoi concorrenti a sinistra. Ciò dimostra – continua Zamponi – che si è esaurita la spinta propulsiva del Pci e del Movimento operaio. Chi votava a sinistra ha preferito andare nel M5S perché non esistono più barriere culturali e ideologiche».
L’importanza dei Movimenti
La sinistra europea è ai minimi storici. I tracolli più recenti hanno riguardato Francia, Olanda, Norvegia e Germania. E adesso si è aggiunta anche l’Italia. «Gli unici che non cadono sono i Labour in Inghilterra e il Partito Socialista portoghese, perché hanno rotto con il meccanismo dell’austerità, rilanciando politiche che sono socialdemocratiche – spiega Lorenzo Zamponi -. Adesso bisogna vedere quanto la loro proposta possa funzionare in termini concreti. Se è possibile governare in senso redistributivo con le regole di mercato e quelle dell’Unione Europea».
Tornando invece al caso italiano e al Pd, le recenti dichiarazioni di Renzi, arrivate dopo la sconfitta, non lasciano spazio a scenari migliori. «La sua posizione non mi sembra molto lucida, come la sua volontà di regolare i conti nel partito», osserva Zamponi. «Bisognerebbe invece riflettere e fare i conti con il M5S. Riconoscere il loro ruolo, non trattarli più come macchiette, e misurarli sulla base di un discorso di governo».
Come studioso e ricercatore, Lorenzo Zamponi non crede affatto nel ricompattamento delle forze politiche parlamentari. «A sinistra ci sono solo gli avanzi del Pci. Ma fortunatamente – continua Zamponi – la società è più viva dei partiti. Esiste una parte della società civile, come quella dei Movimenti, che non dorme e si da da fare. Solo che ci vorrà un bel po’ di tempo – conclude – per costruire qualcosa di buono».
Michele Lamonaca
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