Renzi ha affrontato la sua prima conferenza stampa post voto usando toni molto duri contro quelli che già paventavano l’affido del Partito Democratico a un garante e contro quelli che pregustavano l’alleanza con i partiti vincitori delle elezioni. Al netto del politichese ha dato il via al regolamento di conti tra le fazioni del Pd, ribadendo la sua titolarità sul partito, e ha lanciato un messaggio chiaro al presidente Mattarella.
«Abbiamo riconosciuto con chiarezza la nostra netta sconfitta». Adesso è il tempo «di aprire una nuova pagina. E’ chiaro che io lasci la guida del Pd – ha annunciato Renzi -. E come da statuto ho chiesto al presidente Orfini di convocare l’assemblea nazionale e di dar via alla fase congressuale dopo l’insediamento del parlamento e la nomina del governo».
Il futuro prossimo del Pd è chiaro: l’ennesima guerra civile. «Non credo sia possibile evitare un confronto su ciò che è accaduto in questi anni. Serve un congresso serio e risolutivo. No ai caminetti ristretti, al Pd come luogo di confronto tra gruppi dirigenti. Il segretario dovrà essere eletto dalle primarie».
In attesa che le sue dimissioni diventino reali e che il Pd cambi pelle, uno ed uno solo è l’aspetto fondamentale che dovrà contrassegnare la fase attuale: «No agli inciuci. Mi sento garante di un impegno morale, politico e culturale. No al governo con e degli estremisti. Non abbiamo cambiato idea. No alla cultura antiscientifica, non alla cultura dell’odio e alla cultura antieuropeista. Fate il governo senza di noi. Il nostro posto è nell’opposizione. Non saremo la stampella dei partiti antisistema».
Analizzando il voto, Renzi sottolinea che «chi ha vinto non ha i numeri per governare, e chi è intelligente dovrebbe ammettere che questo è il risultato della vicenda referendaria. Chi ci ha contrastato allora, è responsabile di ciò che è accaduto oggi».
Secondo lui, la Caporetto del centrosinistra prende forma in un momento preciso:«Bisognava votare in una delle finestre offerte dal 2017 per un’agenda europea. Non abbiamo colto quell’opportunità».
Adesso «io farò il senatore e sono molto orgoglioso del risultato ottenuto a Firenze, dove 14 anni dopo la mia candidatura alla presidenza delle provincia, la gente continua a votarmi. Ora si riparte dal basso, militante tra i militanti. Si riparte dalla politica sul territorio . ha concluso Renzi – a recuperare i rapporti con le periferie del nostro Paese. Ripartiamo da qui». Insomma, non vuol andar via e darà battaglia ai suoi oppositori nel Pd. Con quali risultati per la malridotta sinistra italiana ce lo dirà il tempo.
Michele Lamonaca
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