Captain Fantastic, storia di una famiglia anarco-primitivista


Il film scritto e diretto da Matt Ross merita un’attenzione particolare per l’originalità del soggetto. Grazie alla finzione cinematografica, in Captain Fantastic Ross mette in scena un esperimento sociologico. Da vita alla rappresentazione di una realtà anarco-primitivista in seno ad un nucleo familiare. In fase di presentazione del film, Ross ha descritto la storia come il tentativo di esplorare le conseguenze buone e cattive legate alle scelte che i genitori compiono per i loro figli. L’essere genitori è il mestiere più complicato del mondo.

Un mondo che Ben e Leslie rifiutano con sdegno e intransigenza inseguendo il sogno di una vita nuova. Decidendo di compiere un’impresa mai tentata prima: realizzare l’idea platonica di Repubblica e costruire assieme ai loro figli “una tribù di Re filosofi”.

Captain Fantastic
Una scena di Captain Fantastic – fonte: http://courtneyhoffmandesigns.com/


Captain Fantastic sulle orme di Thoreau

Ben Cash e sua moglie Leslie vivono da dieci anni con i loro sei figli nello Stato di Washington, tra boschi e montagne, in una casa di legno. La ripetizione di un esperimento già fatto quasi due secoli prima dal filoso statunitense Henry David Thoreau, da lui stesso raccontato nel libro Walden, ovvero La vita nei boschi. Thoreau visse per oltre due anni, dal 1845 al 1847, sulle sponde del lago Concord, nel Massachussetts. Il filosofo impose a se stesso una prova di sopravvivenza, mosso dal rifiuto della logica mercantile adottata dal governo americano, alla quale attribuì la trasformazione degli uomini in macchine, privandoli delle gioie e delle libertà inalienabili per ogni essere umano.

Vivere a contatto con la natura, mettere da parte il superfluo, ricercare la povertà materiale e mettersi alla prova giorno per giorno nello sforzo gioioso di essere autosufficienti. Furono questi i principi applicati dal filosofo nel corso della sua prova di sopravvivenza mirata a scoprire la felicità nascosta dietro le piccole cose. Più di un secolo dopo il suo libro è diventato fonte di ispirazione per le correnti culturali e filosofiche dell’anarco-primitivismo che propugnano l’abbandono della modernità. Esse, in misura e in modo differente, rifiutano l’addomesticamento della natura attraverso l’agricoltura e gli allevamenti intensivi. Rifiutano la scienza moderna, l’indutralizzazione e la società di massa. Criticano l’uso scriteriato e massiccio della tecnologia. E invocano il ritorno ad uno stile di vita molto più semplice, primitivo, per dimenticare l’alienazione e l’angoscia dei tempi moderni. La stessa visione che ispira la famiglia Cash.

Captain Fantastic
H.D. Thoreu

Captain Fantastic: una famiglia di cacciatori-raccoglitori

La scena iniziale del film ci catapulta nella dimensione scelta dai protagonisti della storia Bodevan, il primogentio, uccide un cervo saltandogli addoso e tagliandogli la gola con un coltello. Suo padre strappa il cuore dal petto dell’animale e lo passa al figlio affinchè ne mangi un pezzo. Poi traccia una linea di sangue sul viso di Bodevan mentre dice: «Oggi il rgazzo muore e al suo posto c’è un uomo». Siamo difronte ad un rito di iniziazione che segna il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, l’ingresso come individuo riconosciuto e parte attiva della comunità a cui appartiene.

Un rito che la nostra società ha smarrito, messo da parte, creando un vuoto a cui in molti addebitano il reciproco sentimento di estreneità vissuto dai giovani e dalla società moderna. Concluso il rito, la famiglia Cash torna a casa con la preda, che viene scuoiata dalle gemelle Kielyr e Vespyr, di qualche hanno più piccole di Bodevan. Manca Leslie, la madre, che da tre mesi è ricoverata in ospedale per il peggioramento del disturbo affettivo bipolare dovuto ad una psicosi post partum sorta dopo la prima gravidanza.

Aspettando il suo ritorno nel verde incontaminato della foresta, i mebri della famiglia vivono in maniera autosufficiente, in una casa di legno piena di libri, cacciando, coltivando l’orto, preparando conserve alimentari e realizzando oggetti di piccolo artigianato da scambiare nell’emporio del paese vicino. Vivono come cacciatori-raccoglitori e danno sostanza al pensiero di John Zerzan, filosofo e storico statunitense, nonché uno dei massimi teorici del primitivismo. La famiglia Cash realizza il suo invito a riconquistare una libertà primordiale. A recuperare lo stile di vita preistorico basato su caccia e raccolta.

Nei testi di Zerzan c’è una distinzione fondamentale tra strumenti e dispositivi tecnologici. I primi rimangono sotto il controllo di chi li usa. I secondi obbligano chi li usa a subire il controllo di chi li produce e per questo vanno abbandonati. Ed è ciò che avviene nella tribù dei Cash, dove non esistono dispositivi elettronici, ma solo lampade da campeggio, una vecchia macchina da cucire, coltelli e attrezzi da lavoro. Secondo Zerzan le comunità dei cacciatori-raccoglitori erano contraddistinte da uguaglianza sociale e tempo libero in abbondanza da dedicare al gioco, all’ozio; grazie al loro stile di vita godevano di un maggiore benessere fisico e psichico. E anche qui, la famiglia Cash sembra confermare le teorie di Zerzan.

Captain Fantastic
John Zerzan

Tre maschi e tre femmine, dal più grande ormai diciottenne al più piccolo che ne ha all’incirca sei, i ragazzi vengono sottoposti ad un allenamento psico-fisico duro e costante, che trova nel padre un maestro preparatissimo e intransigente. Sotto il suo occhio vigile i ragazzi praticano meditazione, yoga, tecniche di difesa personale, combattimento all’arma biancha, corsa lungo i pendii e arrampicata su pareti a strapiombo. Mens sana in corpore sano, dicevano i latini. Così, dopo cena, i ragazzi si accomodano attorno al fuoco acceso con le pietre focaie per leggere testi di letteratura, di fisica e matematica assegnati dal padre con il compito di relazionare e discutere del contenuto.

Finita la lettura, arriva il momento del gioco, il momento della musica, perché la tribù dei Cash è munita di chitarre, armoniche, tamburi a sonagli e percussioni. Siamo difronte al paradiso in terra. Ben e sua moglie Leslie hanno realizzato il sogno della “tribù di Re filosofi”.

Famiglia Cash vs  Resto del mondo

Nella prima parte del film impariamo a conoscere questa moderna tribù di cacciatori-raccoglitori, allenata ad usare con la stessa abilità frecce, pugnali e la critica neo marxista della cultura occidentale. Così, dopo aver realizzato, seppur cinematograficamente, il sogno anarco-primitivista, il regista Matt Ross manda i Cash nel mondo per aiutarci a vedere la nostra società dal loro punto di vista e per verificare la tenuta del loro esperimento.

Leslie si è tolta la vita. Il dolore è inevitabile ma i ragazzi sono forti e soprattutto sono stati cresciuti nella consapevolezza che la morte fa parte della vita. Allo sconforto subentra la voglia di evitare funerali con rito cristiano, perché nelle sue ultime volontà la donna, che odiava le religioni organizzate ed era legata alla filosofia buddista, ha chiesto una cerimonia con musica e danza che celebri il cerchio della vita, per poi essere cremata e gettata nello scarico di un bagno pubblico. La «Missione salvare mamma» ha inizio. Destinazione Nuovo Messico, dove abitano i nonni materni, a bordo di Steve, l’autobus che sostituisce la capitalistica monovolume familiare.

Il confronto tra la famiglia Cash e il resto dell’umanità è impietoso. Forti e saldi come rocce, sorretti da un benessere fisico impensabile nella società dei cibi ipercalorici, i ragazzi rimangono a bocca aperta difronte all’obesità dilagante, che ai loro occhi appare come una malattia infettiva. Le differenze si fanno più stridenti una volta arrivati in casa della zia Harper. Per suo fratello Ben non esistono discorsi che non possono essere fatti davanti ai ragazzi. Ogni questione, dal sesso alla morte, può e deve essere affrontata, offrendo spiegazioni circostanziate.

E così, durante la cena, dove sono presenti anche i figli di sua sorella, Jackson e Justin, dopo l’impaccio e le omissioni di suo cognato Dave, che addebita la scomparsa di Leslie a non meglio identificate complicazioni, Ben senza scomporsi spiega per filo e per segno la patologia di sua moglie, senza omettere il fatto che si sia tagliata le vene. Harper fugge piangendo, inseguita da suo marito, Justin e Jackson rimangono a tavola in un silenzio imbarazzato, mentre Ben e la sua tribù continuano a mangiare e a bere con la tranquillità di chi è abituato ad affrontare la vita senza paura e ipocrisia. La serata si conclude con i “Re filosofi” inorriditi difronte ai videogiochi sanguinari a cui i loro cugini si dedicano con tanta passione.

Captain Fantastic
Captain Fantastic – Fonte: flixchatter.net

La mattina seguente assistiamo al secondo atto dello scontro tra civiltà. Harper è preoccupata per le sorti dei suoi nipoti. «Faranno una brutta fine», dice a Ben. Ma per lui sono parole vuote. I suoi figli sanno sistemare un osso rotto, medicare ustioni, orientarsi di notte con le stelle. Conoscono le piante commestibili, sanno farsi abiti con la pelle degli animali. Sono in grado di sopravvivere nella foresta armati solo di coltello e hanno livelli di resistenza cardiovascolare da atleti professionisti.

«Devono andare a scuola e conoscere il mondo», replica la sorella. E Ben chiama in causa Jackson e Justin. Gli chiede l’età: tredici e quattordici anni. Poi gli chiede cos’è la Dichiarazione dei Diritti. Ma quelli s’incartano, non sanno cosa rispondere. Sua figlia Zaja, che invece di anni ne ha otto, comincia a recitare il primo emendamento senza incertezze. Potrebbe andare avanti recitandoli tutti a memoria, ma il padre la ferma perché vuole da lei una spiegazione a parole sue, che arriva chiara e precisa.

Ben rincara la dose. Zaja comincia a spiegare il senso dell’ultima sentenza sulle lobby emessa dalla Corte Suprema. Quella che ha assegnato alle corporazioni gli stessi diritti delle persone, certificando che l’America è gestita dai lobbisti, i quali finanziando i candidati comprano la loro fedeltà. Harper ne ha avuto abbastanza. I Cash hanno vinto. Ben è soddisfatto. Anche se vivono isolati in una foresta, pare proprio che i suoi figli conoscano la società contemporanea meglio di chi la abita.

L’estremismo e le falle del metodo Cash

A questo punto di Captain Fantastic, la vita primordiale condotta dai Cash senza rinunciare ai libri e alla conoscenza, appare idilliaca e in grado di offrici una nuova umanità, in equilibrio con se stessa e con la natura. In realtà il metodo Cash presenta dei difetti di progettazione per altro intuibili fin dall’inizio. Il più importante è l’isolamento a cui Ben ha costretto i suoi ragazzi fin dalla nascita. E qui la filosofia anarco-primitivista non c’entra più nulla.

Siamo al tema centrale individuato da Matt Ross. Qui entra in gioco l’egoismo e l’ambizione di un genitore quando si tratta dei figli. Ben ha compiuto una scelta estrema rispetto alla proposta già dirompente dei primitivisti. Altrettanto estrema è la rigidità e la severità con la quale gestisce gli allenamenti dei ragazzi, obbligandoli a prove che mettono a rischio la loro incolumità. Nell’ultima scalata, Rellian, il secondo dei tre figli maschi, ha perso l’appoggio e si è schiantato sulla roccia, facendosi male al polso.

La sorella di Ben ha colto nel segno quando dice che i ragazzi non conoscono il mondo. A farglielo capire è Bodevan. Il ragazzo ha preso coscienza della sua incapacità di relazionarsi con gli altri, con gente mai vista. Non lo ha mai fatto. Durante il viaggio verso il Nuovo Messico ha conosciuto una ragazza a cui ha dato il suo primo bacio. Tanto è bastato per perdere il controllo. Bodevan non è riuscito a distinguere le pulsioni sessuali dai sentimenti, finendo così per inciampare in una goffa dichiarazione d’amore e in una inopportuna promessa di matrimonio.

Fallito il tentativo di impedire la funzione religiosa, Bodevan svela a suo padre che le università americane più prestigiose sono pronte ad accoglierlo a braccia aperte. Ben è irritato. Prende l’iniziativa del figlio come un attacco al suo progetto di vita. Infatti a che serve l’università? Bodevan parla sei lingue, conosce la matematica, la fisica teoretica. E allora il ragazzo gli svela che è sta sua madre a dargli una mano. «Io non so niente… sono un mostro, per colpa tua…. e mamma lo sapeva, l’aveva capito», urla Bodevan. «Almeno che non sia scritto su un cazzo di libro, io del mondo non so assolutamente niente».

Il ragazzo denuncia l’incapacità propria e dei suoi fratelli di stare con gli altri, che poi sono il mondo, e rivendica la sua indipendenza, il suo libero arbitrio. Ma Ben ancora non capisce. Oppure non vuole ammettere a se stesso che le scelte fatte in nome e per conto dei suoi figli possono non coincidere con il loro bene e possono trasformarsi in imposizioni pericolose. Per l’esame di coscienza serve un’altra rottura, questa volta con Rellian, che lo accusa d’aver messo in secondo piano le condizioni di salute di sua madre, pur di realizzare il sogno di una vita differente, isolandosi nei boschi.

Captain Fantastic
Captain Fantastic – Fonte: cineclandestino.it

Il ragazzo decide di andare a vivere con i nonni, allora Ben manda Vespyr a recuperarlo. Ma la ragazza cade dal tetto della casa e si fa male. Ha rischiato di morire o di restare paralizzata, gli spiega il medico. E Ben capisce finalmente che le sue a volte sono richieste eccessive che possono mettere in pericolo la vita dei suoi figli. Riconsidera la sua esperienza e capisce quanto è stato cieco ed egoista nel sottovalutare le condizioni di sua moglie, pur avendo condiviso con lei ogni decisione. Così affida i ragazzi al suocero, ma fortunatamente per lui, i suoi figli lo amano sul serio e credono davvero nei suoi principi e nel suo rifiuto della società così com’è fatta; altro messaggio sul quale il regista Matt Ross è inamovibile.

Messa a segno la «missione salviamo mamma», i Cash tornano a vivere assieme. Scelgono una casa di campagna dove passa l’autobus della scuola e dove c’è terra abbastanza per coltivare cibo. Rinunciano alla caccia tra i mille pericoli della foresta e allevano un numero sufficiente di galline. L’estremismo paterno ha ceduto il posto alla ragionevolezza. Il mondo è sbagliato ma fuggire e isolarsi non è il modo giusto per affrontare il problema. E soprattutto, ogni filosofia, anche la più pacifica – sembra suggerirci Ross – se perseguita con metodi radicali diventa integralismo. E il discorso vale anche per l’anarco-primitivismo.

Testo di Michele Lamonaca

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