Houellebecq e l’ideologia ciarlatana chiamata Economia

Di sicuro non immaginava che il libro “Houellebecq economista“, sarebbe stato l’ultimo della sua vita da economista keynesiano e giornalista. Bernard Maris morì assassinato il 7 gennaio del 2015, durante l’attentato alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo per mano di Al-Queda.

Anche quei terroristi erano un sotto prodotto del mondo impregnato di economia, che Maris denuncia raccontando nel suo libro la capacità unica di Michel Houellebecq nel comprendere il mondo contemporaneo. Perché solo uno scrittore è in grado di raccontare la verità nascosta dietro concetti vuoti e incomprensibili come concorrenza, crescita, domanda e offerta, competizione.

Houellebecq
Bernard Maris

In realtà dell’economia non c’è nulla da capire – spiega Maris – perché è una “disciplina vuota“, una “ciarlataneria ideologica“. Ecco perché i suoi sacerdoti, gli economisti e i giornalisti specializzati, non fanno altro che parlare di teorie, cifre e algoritmi fumosi, per poi ridursi a spiegare gli eventi sempre a posteriori.

Bisogna leggere “Le particelle elementari“, “Estensione del dominio della lotta“, “La carta e il territorio“, “Piattaforma“, “La possibilità di un’isola” e le poesie di Houellebecq per comprendere la menzogna del libero mercato e dell’innovazione, la divisione e il conflitto tra lavoro parassitario e lavoro utile, l’orrore del liberalismo economico e della devastazione post-capitalistica.

Maris lo ha fatto per noi impiegando la sua conoscenza delle dottrine economiche più influenti e gli stralci delle vite raccontate dal romanziere francese. Esistenze dalle quali emerge la bestialità della società economicista nella quale, dopo Marshall, l’uomo non è più un animale sociale ma un individuo razionale e calcolatore, che imposta i suoi comportamenti in ossequio alla legge della domanda e dell’offerta, valutandone la convenienza in termini di vantaggi e svantaggi, costi e e benefici.

 

L’uomo ridotto a particella elementare

Tale visione ha distrutto le strutture aggreganti come la famiglia e ha trasformato il singolo essere umano in una particella elementare isolata da tutte le altre. L’individualismo metodologico imposto dalla pseudoscienza dell’economia ha creato un “universo parametrico“, immodificabile, nel quale regnano delitto e infelicità. Perché l’ideologia del liberalismo, la concorrenza, impone la lotta tra gli individui come uno stato di natura.

Per alimentare questa guerra permanente la società del mercato costruisce desideri e non piaceri, perché i primi sono insoddisfabili. Impone alla massa il “minimo vitale sociale” per aiutarla a consumare ciò che produce o contribuisce a produrre. Un’esistenza inaccettabile senza l’illusione dell’innovazione, capacità attribuita all’imprenditore da Schumpeter, che parla di “distruzione creatrice“.

Fumo negli occhi perché innovare significa rendere fuori moda un oggetto e sostituirlo con un altro del tutto simile, ma abbellito da qualche risibile novità. Mentre le innovazioni troppo importanti vengono bloccate o sfruttate perché rappresentano una grave minaccia per le rendite della grandi imprese.

Operazione evidentissima se si seguono le vicende dei giganti del digitale come Microsoft, Facebook e Google. Inoltre la distruzione creatrice serve a tenere sotto scacco i lavoratori, che siano quadri o semplici operai, perché il cambiamento perpetuo vuol dire incertezza sul lavoro e sul suo compenso.

Michel Houellebecq
Michel Houellebecq

L’infantilismo della società dei consumi e il compito della pubblicità

La scoperta del meccanismo perverso instaurato dall’insaziabilità del desiderio va attribuita a Keynes, secondo Maris l’unico grande economista degno d’essere ricordato perché metteva l’arte e la letteratura sopra ogni cosa.

Il desiderio, inestinguibile grazie all’innovazione, fa dell’individuo un essere puerile, infantile, mai sazio dell’accumulo di beni e denaro, e posseduto dalla voglia irresistibile di acquistare l’ultimo modello lanciato sul mercato. Un’ossessione compulsiva che aiuta a dimenticare il tempo che passa, l’inesorabilità dell’invecchiamento e della morte.

Ma per arrivare a questo asservimento serve un lavorio pervasivo e costante sulla mente delle persone. E qui entra in gioco la pubblicità a cui spetta il compito di creare nuovi desideri, nuovi bisogni. La pubblicità convince gli uomini a render parte alla lotta imposta dalla legge della concorrenza. I pubblicitari e i comunicatori non producono nulla, per Houellebecq rientrano nella categoria dei “lavori parassitari”, ma sono funzionali al sistema di dominio a cui appartengono. A loro spetta il compito di diffondere l’obbligo di produrre e consumare.

E poiché anche il mercato del lavoro è funzionale al sistema di dominio, i lavori parassitari sono meglio retribuiti rispetto ai lavori utili, ovvero quelli che producono qualcosa di concreto. Poi ci sono i “parassiti dominanti“, quelli che sfuggono al lavoro, come i padroni, i politici, i grandi giornalisti, gli intrattenitori pubblici. Per lo scrittore francese, gli unici che non meritano il suo disprezzo pur sfuggendo al lavoro sono gli artisti. Perché grazie a loro, gli altri hanno la possibilità di “accedere alla trascendenza della verità”.

Houellebecq
Società dei consumi

La fine dell’umanità

I romanzi di Houellebecq presentano in maniera ossessiva il tema del “suicidio dell’Occidente”. Se il sistema capitalistico gira attorno ad una lotta perpetua tra gli individui, la sua conclusione non può non essere la fine dell’umanità. Una visione pessimistica che riprende quella di Malthus. L’entropia avviata con la civiltà della specie umana sta portando alla distruzione delle risorse non rinnovabili.
Il postulato millantato dall’economia liberale sulla reversibilità di ogni situazione per un ritorno all’equilibrio non può nascondere la realtà dei fatti. Solo Nicholas Georgescu – Roegen ha cercato, da economista, di introdurre il concetto di entropia, restando per altro inascoltato.

Per sfuggire alla condizione attuale di “schiavi ben nutriti“, secondo Houellebecq non ci resta che recuperare i concetti entieconomici della compassione, del dono, della generosità e soprattutto dell’amore. Il mondo descritto dai concetti di crescita, competizione ed equilibrio tra domanda e offerta è una farsa. Per impedire il disastro incombente servono invece la stabilizzazione della popolazione mondiale, la gestione intelligente delle risorse, il ritorno all’economia di ciclo e l’abbandono della crescita, la risposta concreta ai problemi climatici.

Basta con l’economia che pretende di comprendere e spiegare la vita, – sostiene Houellebecq  senza tener conto degli aspetti irrazionali ed emotivi della natura umana, che invece sono il sale della vita.

Michele Lamonaca

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