Salvini a Genova e l’alfabetizzazione digitale

Devo ammettere che la fotografia del selfie di Salvini a Genova mi ha stupito, lasciandomi interdetto per alcuni secondi. Eppure dovrei esserci abituato. Sono anni che lavoro con le nuove tecnologie della comunicazione e conosco abbastanza bene le storture che stanno producendo nella natura umana. Infatti non feci una piega quando lessi dei selfie davanti al relitto della Concordia e davanti alle macerie dell’albergo di Rigopiano.

Invece, difronte a quell’immagine scattata durante i funerali di stato, ho provato la stessa sgradevole sensazione di quando superi un limite che è sempre meglio rispettare. Trovo molto calzante la definizione di Frankie hi-nrg. La scena ritratta in quella foto è un concentrato di “miserie umane” che rendono bene l’idea di quanto il momento sia sconfortante e pericoloso.

Alfabetizzazione digitale
Selfie di Salvini a Genova
– Foto di ANSA/SIMONE ARVEDA

La ragazza inquadra con il suo smartphone il suo viso e quella del Ministro dell’Interno nonché Vicepresidente del Consiglio, mentre un’intera città si è riunita assieme ai familiari delle vittime attorno alle 19 bare sistemate nel padiglione blu della Fiera di Genova. Salvini offre la sua espressione di contrizione. Assieme ai due attori principali, c’è altra gente che applaude e che impugna lo smartphone per immortalare quel momento con altre fotografie.

Il rapper Frankie hi-nrg non è stato l’unico a criticare Salvini, che ha dovuto necessariamente rispondere, offrendo una spiegazione illuminante sull’accaduto: si può rifiutare la richiesta di una ragazza che magari è parente di una delle vittime, e che dopo due ore di funzione, chiede una fotografia con il Ministro? – si è giustificato durante una trasmissione televisiva.

La risposta giusta è sì. Quella richiesta andava rifiutata. Salvini avrebbe dovuto spiegare a quella ragazza che un selfie in circostanze così drammatiche è fuori luogo, irragionevole, assolutamente inutile. Offende ogni minimo senso di pudore. Ma Salvini non lo ha fatto. E non lo ha fatto non per il desiderio di far propaganda ad ogni costo o per una questione di cortesia. Non ha rifiutato il selfie perché, pur rivestendo una delle massime cariche dello Stato, ignora l’imbarbarimento causato dall’uso scriteriato e ignorante delle nuove tecnologie di cui è egli stesso vittima e carnefice.

Alfabetizzazione digitale
techie – Fonte: iqglobal.intel.com

Analisi del selfie

Gli smartphone e i social network hanno aiutato la massa a sfondare il tetto del quarto d’ora di notorietà per tutti, profetizzato da Andy Warhol. Non più quindici minuti ma l’eternità. Perché un contenuto – testo, foto o video che sia – una volta finito in Rete, si riproduce indipendentemente dalla volontà dell’autore, negando di fatto il diritto all’oblio.

Nella scena del selfie tra Salvini e la ragazza si nasconde la nuova forma di narcisismo creata dal Web in generale e dai social media in particolare. E non si tratta di un fenomeno naturale ma di un esibizionismo indotto dalle nuove opportunità offerte dai nuovi media. Grazie a loro la società dello spettacolo ha fatto un ulteriore salto di qualità garantendo ai suoi membri una visibiltà mediatica continua.

Alla cultura del successo che amplifica il desiderio di esibirsi in pubblico si è aggiunta, come spiega lo psicologo Luciano Di Gregorio nel suo libro La società dei selfie, la stessa cultura dei social che autoproduce il bisogno di visibilità suggerendo “nuovi comportamenti sociali“, i quali diventano fenomeni di massa. La “cifra delirante” della società contemporanea è la visione Io-centrica dell’esistenza, che prende corpo trascurando l’Altro o addirittura danneggiandolo.

In quel momento Salvini e la ragazza estromettono dal loro desiderio di visibilità, le 43 persone morte durante il crollo di un ponte rattoppato e più volte dichiarato a rischio. Dal loro selfie – manifestazione di individualismo esasperato – escludono il dolore dei familiari, di un città e di una nazione intera.

Siamo difronte alla svalutazione delle relazioni sociali, che passano in secondo piano rispetto alle connessioni telematiche. I protagonisti di quella foto scattata a Genova sono lontani anni luce dall’interrogarsi sulla natura del loro gesto, sugli effetti simbolici e pratici della loro azione. Secondo il filosofo  Byung-Chul Han, il selfie è il massimo esempio dell’Io che funziona a vuoto. Salvini e la ragazza cedono alla riproduzione del vuoto interiore indotto dall’uso indiscriminato e inconsapevole della comunicazione attraverso le nuove tecnologie.

Alfabetizzazione digitale
Smartphone e Tablet

L’importanza dell’Alfabetizzazione digitale

La potenza iconografica di quella scena rievoca e riassume la triste condizione di analfabetismo digitale in cui versa il nostro Paese. Neanche la drammaticità di un funerale di stato è in grado di rompere la dipendenza creata dagli smartphone e dai social. Salvini, la ragazza e le persone che gli stanno attorno pronte ad immortalarli, si rivelano incapaci di considerare almeno per un attimo l’inutilità, la sconvenienza e l’insensatezza di un selfie scattato in un simile frangente. Sono tutti prigionieri delle nuove tecnologie, progettate pensando alle slot machine.

Sì, smartphone e social media sono progettati per creare dipendenza. Senza le conoscenze adeguate diventa impossibile sfuggire a una trappola così subdola. Ma purtroppo in Italia solo il 47% della popolazione possiede competenze digitali di base. E di questa solo il 29,5% possiede competenzeche vanno oltre quelle minime. Una situazione drammatica perché essere alfabetizzati nel campo del digitale non vuol dire avere solo abilità tecniche, come pubblicare una foto o un testo sui social. Vuol dire anche e soprattutto possedere abilità cognitive e culturali che consentono di usare criticamente i contenuti trovati in Rete o realizzati attraverso l’uso dei dispositivi digitali.

L’impiego dei nuovi dispositivi influenza e modifica le nostre abitudini, il nostro modo di pensare, la neurochimica dei nostri cervelli. Oltre alle tante opportunità sta introducendo nuove pratiche dannose per le relazioni interpersonali, per la salute mentale e per la formazione dei bambini. Categorie che una volta indebolite mettono a rischio il funzionamento della società e il concetto stesso di democrazia. Bisogna conoscere tutto degli strumenti che si ha disposizione, per sfruttare a pieno le loro potenzialità senza farsi del male. A questo serve l’alfabetizzazione digitale. A comprendere che il selfie di un Ministro durante un funerale di stato è sciocco ed inutile.

Salvini non avrebbe dovuto accettare la richiesta di quella ragazza. Con il suo gesto ha affermato la liceità in qualunque circostanza di un stupidaggine come il selfie, a dispetto di tutto e di tutti. Farebbe bene, invece, a darsi da fare come politico nel supportare un’azione imponente di alfabetizzazione digitale partendo dalle scuole.

Testo di Michele Lamonaca

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